Questo dettagliato lavoro parte da una accurata analisi di un’enorme mole di testi resa disponibile dopo la digitalizzazione da parte dell’Agenzia Federale degli Archivi russa dei documenti provenienti dall’archivio del Comintern, in particolare dell’unità 545, quella che contiene le carte delle Brigate Internazionali. Attraverso queste carte è possibile rileggere la storia di un corpo militare che ha sempre suscitato grande interesse, che voleva prefigurare al suo interno una società nuova, libera, essere diverso da un esercito tradizionale mantenendo però tutta l’efficienza militare possibile, dove al suo interno furono inquadrati gli oltre duemila italiani che combatterono nel battaglione e poi nella brigata Garibaldi, la XII Brigata Internazionale. L’autore, tra i massimi esperti sulla storia della Brigata Garibaldi, dopo anni di studi e di ricerche effettuate direttamente sugli archivi di mezza Europa, da alle stampe un volume organico che ricostruisce per la prima volta con dovizia, rigore scientifico e in maniera completa le imprese dei volontari antifascisti che sotto l’effigie del Generale, combatterono in Spagna contro le forze franchiste. La guerra di Spagna scoppia in un momento tragico della storia europea, tre anni dopo la presa del potere di Hitler in Germania, e tre anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, un momento delicatissimo per il continente europeo che vede la presa di potere in molti stati, di regimi autoritari di destra. Nel 1936 col golpe di Franco, una guerra civile all’interno di una nazione diventa in realtà una guerra europea perché le maggiori potenze intervengono in appoggio degli opposti schieramenti, in maniera più o meno aperta. A supporto delle forze repubblicane vengono organizzate le Brigate Internazionali, al cui interno si arruolarono circa 4.500 volontari italiani, appartenenti alle diverse anime politiche antifasciste. Il volume descrive dettagliatamente l’epopea del battaglione, poi brigata, Garibaldi, l’eroismo dei suoi combattenti ma anche i problemi e le crisi che si trovarono ad affrontare. Militarmente e politicamente il periodo migliore in cui l’accordo politico tra le diverse anime (tra le principali: comunista, socialista, anarchica, giellista, repubblicana) tiene e in cui il battaglione dimostra la sua efficienza militare è il lungo ciclo di combattimenti sul fronte di Madrid che vanno dal novembre 1936 al luglio 1937. In questo caso il battaglione Garibaldi è citato più volte per il suo comportamento valoroso, dato anche dall’esperienza dei suoi componenti, molti dei quali avevano già combattuto durante la Prima Guerra Mondiale. Le crisi e le ombre invece, non hanno una responsabilità italiana: le Brigate internazionali vengono viste dal governo spagnolo come truppe da usare in contesti difficilissimi, quasi impossibili considerando lo scarno equipaggiamento. Vi furono azioni condotte in modo improvvisato e inoltre permasero sempre diffidenze tra comandi spagnoli e comandi internazionali. La crisi prima politica che militare avviene nel 1937 quando il maggiore Randolfo Pacciardi, fino a quel momento alla guida, decise che gli italiani avevano ampiamente dato il loro contributo in Spagna, che il battaglione avrebbe dovuto essere sciolto e che i volontari sarebbero dovuti rientrare in Francia. I motivi alla base di questa decisione erano molti: da un lato Pacciardi era contrario all’ingresso sempre maggiore di forze spagnole nelle brigate internazionali, per rimpiazzare le continue perdite subite. Dall’altro lato i comandi spagnoli negavano continuamente permessi e richieste comprensibili ai volontari della brigata Garibaldi. Inoltre Pacciardi riteneva che i comandanti comunisti tendessero a egemonizzare la formazione emarginando i soggetti di altra provenienza, come quelli di Giustizia e Libertà. Il comando passò al vice commissario Ilio Barontini, ma poco tempo dopo, anche lui venne allontanato dalla Spagna. Tutto questo aprì una grave crisi, un continuo cambio ai vertici di comando, che verrà risolta solo nel 1938 con l’ultimo comandante, Alessandro Paia, che riuscì a ricompattare la brigata e a riunirla militarmente per essere presente nell’ultima grande battaglia, quella dell’Ebro.
Il volume è integrato da alcune appendici che ricostruiscono in primo luogo i dati numerici della Brigata e dei suoi volontari, comprese le gravi perdite (473 su 2030 censiti, pari al 23%, una cifra elevatissima per qualsiasi reparto combattente) e da una preziosa documentazione fotografica. Un volume molto dettagliato ma al contempo scorrevole, che rappresenta un importante passo nella ricostruzione storiografica del fondamentale contributo della brigata Garibaldi nella guerra civile spagnola Ma il grande merito che va riconosciuto a Marco Puppini è quello di aver dato, grazie a questo lavoro, un tributo e un riconoscimento storico a migliaia di uomini, spesso sconosciuti, a volte morti il primo giorno di battaglia, dei quali si sarebbe rischiato di perdere la memoria, e ai quali l’autore vuole dedicare questa importante opera.
Alessio Pizziconi